Come l'arancio amaro

Lory (13/03/2025) - Voto: 4/5
Sia la storia, i personaggi, l'ambientazione, mi sono piaciuti. Consiglio.
mm (10/03/2025) - Voto: 5/5
È stato necessario un po' di tempo per entrare in questo modo di narrare, per la maggior parte in dialetto agrigentino. Ma, una volta superato il primo ostacolo, la storia si è dipanata con fluidità. Se ne trarrebbe agevolmente un film e spero lo facciano presto. I personaggi sono ben caratterizzati, la trama è avvincente e gli spaccati sulla Sicilia degli anni '20 sono discritti con realismo verghiano. Consigliato!
Cetty (10/03/2025) - Voto: 5/5
L’indipendenza ha un costo? E se si, quale costo ha la libertà, l’autonomia, la forza di reagire in un contesto in cui la donna non ha modo di emanciparsi? Ci troviamo in Sicilia e la storia che ci viene raccontata si divide in due lassi di tempo, tra il 1924 e il 1960. La protagonista principale è Carlotta ma da farle da contorno sono soprattutto altre protagoniste donne dalla spiccata personalità. Carlotta, adesso, è una donna libera, responsabile di un archivio nella calda Agrigento, e non tutti, compresi i suoi dipendenti la guardano di buon occhio. Come fa una donna ad essere a capo di una qualsiasi attività, la donna dovrebbe solo pensare al matrimonio, alla procreazione, alla cura della casa, invece Carlotta è tutto il contrario di tutto. Un giorno normale di lavoro però, accade l’inevitabile, Carlotta scopre qualcosa del suo passato e ne rimane sconvolta, ciò che scopre non la lascia indifferente ed è pronta a tutto purché venga a capo della verità. Da qui parte tutta la narrazione, veniamo catapultati nel 1924 e i personaggi che vedremo protagoniste di tutto saranno perlopiù donne; gna Bastiana, Nardina, Sabedda, Brigida, donna Rosetta e tante altre si troveranno purtroppo l’una contro l’altra per far valere la propria persona e le proprie ideologie. Sono tutte donne che aspirano all’indipendenza, al rispetto e all’onore. Anche figure maschili vi sono presenti e si ritrovano a fare gioco forza con alcune delle donne menzionate poco fa, ma zu Pippino, don Calogero, Carlo e Stefano, inizieranno ad assaggiare i primi morsi di quella libertà tanto bramata dalle donne. È stata una lettura bellissima, dalla scrittura scorrevolissima, non mi rendevo nemmeno conto di quante pagine leggevo, tanto la storia mi ha completamente assorbita. L’ambientazione, la caratterizzazione dei personaggi, gli eventi e i salti temporali sono perfettamente incastrati e ben raccontati, non ho mai avuto la sensazione di confusione passando da un momento all’altro.
Bruno Izzo (06/03/2025) - Voto: 3/5
Sono fatti usuali dell’esistenza: per alcune donne una gravidanza è un evento lieto, quasi sempre il coronamento di una storia d’amore; per altre invece la gravidanza è un evento casuale, non proprio una scelta consapevole, talora una distrazione o una leggerezza, magari una costrizione non necessariamente violenta, per debolezza sentimentale o manipolazione da parte di un partner non interessato altrimenti. Capita: per qualcuna è come un fulmine a ciel sereno, un accadimento imprevisto, talora indesiderato perché foriero di problemi per la futura madre. Infine, per altre è un desiderio che seppur auspicato con amorevole determinazione, sfortunatamente non si riesce a realizzare per qualche motivo indipendente dal proprio volere, spesso di salute, e allora è motivo di rimpianto, di rincrescimento, d'insoddisfazione. Al quale si può ovviare in qualche modo, per esempio con l’ adozione di un bimbo rifiutato o abbandonato, oppure per il tramite di una maternità surrogata. Per nessuna donna, però, per quanto consapevole e consenziente, è cosa assolutamente indifferente cedere ad altra donna, perché ne funga ufficialmente da madre, la creatura cresciuta nel proprio grembo, per quanto sia un dono di alta levatura morale, a favore sia di chi si presta che di chi lo riceve. Come dire, il cordone ombelicale è un legame che insiste malgrado il residuo di una cicatrice. In sintesi, data che la vicenda di questo romanzo è ambientata in Sicilia, terra di deliziosi agrumi e in particolare di aranci, possiamo dire che più che un racconto dal sapore del frutto dolce, tarocco e sanguinello, il tutto sa piuttosto di arancio amaro, un ibrido dal sapore appunto aspro e amarognolo. Come dire, per una donna, oggi, è meglio che sia come l’albero dell’arancio amaro, con spine per difendersi e fiori per amare. Perché ancora troppi uomini camminano sotto il sole a picco, che non gli fa bene.
Momenti_letterari (25/02/2025) - Voto: 5/5
Si sente un'eco lontana, viene dalla Sicilia della prima metà del secolo scorso: è la voce delle "picciotte" soggiogate, imprigionate nelle mura di casa, private dei sogni, incastrate in ruoli scelti da altri. Una voce arrivata per caso all'orecchio di Carlotta, attraverso le pagine dei documenti custoditi nell'archivio che dirige e che parlano di lei, della sua famiglia, della sua storia. È sconvolgente la sensazione di non avere più radici, forte è la paura di mettere in discussione le proprie origini, e tuttavia Carlotta, ormai donna libera e indipendente, torna indietro nel tempo per scoprire la verità dopo una vita di illusioni e di domande sospese nel vento: è stata figlia amata e abbandonata, nata nel dolore ma cresciuta, senza saperlo, forte come sua madre, resistente come l'arancio amaro. Il finale è potente, devastante, squarcia il petto: è morire e rinascere, lottare e ricominciare, avere il coraggio di scelte inconsuete. Scritto in un dialetto che incanta, questo romanzo, senza edulcorare alcunché, affronta di petto politica, vita vera, cultura, lasciando sedimentare la Sicilia nel profondo del cuore, tra profumo di agrumi e immagini del mare.