Come l'arancio amaro

Bruno Izzo (06/03/2025) - Voto: 3/5
Sono fatti usuali dell’esistenza: per alcune donne una gravidanza è un evento lieto, quasi sempre il coronamento di una storia d’amore; per altre invece la gravidanza è un evento casuale, non proprio una scelta consapevole, talora una distrazione o una leggerezza, magari una costrizione non necessariamente violenta, per debolezza sentimentale o manipolazione da parte di un partner non interessato altrimenti. Capita: per qualcuna è come un fulmine a ciel sereno, un accadimento imprevisto, talora indesiderato perché foriero di problemi per la futura madre. Infine, per altre è un desiderio che seppur auspicato con amorevole determinazione, sfortunatamente non si riesce a realizzare per qualche motivo indipendente dal proprio volere, spesso di salute, e allora è motivo di rimpianto, di rincrescimento, d'insoddisfazione. Al quale si può ovviare in qualche modo, per esempio con l’ adozione di un bimbo rifiutato o abbandonato, oppure per il tramite di una maternità surrogata. Per nessuna donna, però, per quanto consapevole e consenziente, è cosa assolutamente indifferente cedere ad altra donna, perché ne funga ufficialmente da madre, la creatura cresciuta nel proprio grembo, per quanto sia un dono di alta levatura morale, a favore sia di chi si presta che di chi lo riceve. Come dire, il cordone ombelicale è un legame che insiste malgrado il residuo di una cicatrice. In sintesi, data che la vicenda di questo romanzo è ambientata in Sicilia, terra di deliziosi agrumi e in particolare di aranci, possiamo dire che più che un racconto dal sapore del frutto dolce, tarocco e sanguinello, il tutto sa piuttosto di arancio amaro, un ibrido dal sapore appunto aspro e amarognolo. Come dire, per una donna, oggi, è meglio che sia come l’albero dell’arancio amaro, con spine per difendersi e fiori per amare. Perché ancora troppi uomini camminano sotto il sole a picco, che non gli fa bene.
Momenti_letterari (25/02/2025) - Voto: 5/5
Si sente un'eco lontana, viene dalla Sicilia della prima metà del secolo scorso: è la voce delle "picciotte" soggiogate, imprigionate nelle mura di casa, private dei sogni, incastrate in ruoli scelti da altri. Una voce arrivata per caso all'orecchio di Carlotta, attraverso le pagine dei documenti custoditi nell'archivio che dirige e che parlano di lei, della sua famiglia, della sua storia. È sconvolgente la sensazione di non avere più radici, forte è la paura di mettere in discussione le proprie origini, e tuttavia Carlotta, ormai donna libera e indipendente, torna indietro nel tempo per scoprire la verità dopo una vita di illusioni e di domande sospese nel vento: è stata figlia amata e abbandonata, nata nel dolore ma cresciuta, senza saperlo, forte come sua madre, resistente come l'arancio amaro. Il finale è potente, devastante, squarcia il petto: è morire e rinascere, lottare e ricominciare, avere il coraggio di scelte inconsuete. Scritto in un dialetto che incanta, questo romanzo, senza edulcorare alcunché, affronta di petto politica, vita vera, cultura, lasciando sedimentare la Sicilia nel profondo del cuore, tra profumo di agrumi e immagini del mare.
SIMO72 (20/02/2025) - Voto: 5/5
Questo libro è bellissimo, un inno alla vita dedicato a tutte noi donne,di ogni tempo! Bravissima l'autrice per il segnale che ha voluto regalarci!
Marita (19/02/2025) - Voto: 5/5
La scrittura è precisa e, nonostante il dialetto siciliano, scorrevole e interessante. Sabedda, Nardina e Carlotta: tre figure di donna molto diverse tra loro, accomunate da uno stato sociale purtroppo definito e difficile per quei tempi. Essere donna, sia pure con diverso grado di cultura e provenienza. Un libro che consiglio di leggere.
ManuTS (10/02/2025) - Voto: 4/5
Modaiolo nel senso che tratta di donne che ci possono essere nonne o madri, e sono sempre FORTISSIME, mai assoggettate, mai succubi. La verità invece è stata ed è ancora differente. Anche se lavoravano spesso i soldi li prendeva il marito. Difficilmente uscivano dal controllo sociale che era fortissimo, soprattutto in paesi piccoli. E questo in tutt'Italia, dal profondo Nord in giù. Però questo romanzo riesce ad essere molto più credibile di altri simili che ho letto ultimamente (tipo La postina...). Qui ci sono tante donne differenti fra loro con le diverse volontà e debolezze. Ben condito da un dialetto che, dopo un po', appassiona e da spessore e colore ai dialoghi, da una trama che coinvolge il lettore fino alla resa dei conti finale. Anche i personaggi minori hanno qualcosa da dire. Direi un bel romanzo d'amore e di resistenza alle sventure della vita.