Il posto

spaggio (06/11/2015) - Voto: 4/5
Linguaggio scarno ed essenziale che sull'onda di ricordi filiali pennella un ritratto del padre scegliendo i colori di una oggettiva umanità. Godibile e a tratti amaro.
jane (19/11/2014) - Voto: 4/5
Mi è piaciuto parecchio, tanto che, appena finito, l'ho riletto. La scrittura è pulita, scarna, ma elegante e mai banale (bella anche la traduzione). I ricordi, che ricostruiscono la vita del padre come un omaggio dovuto alla sua memoria, affluiscono senza debordare, tenuti a bada da un pudore che può sapere di reticenza. Piccoli dettagli rimossi riaffiorano e delineano un uomo semplice e modesto ma pieno di dignità. La vita del padre è al tempo stesso autobiografia della figlia : il solco culturale che inevitabilmente li divide, riconosciuto da entrambi senza bisogno di parole, brucia un po' come un tradimento.
alida airaghi (31/05/2014) - Voto: 4/5
Di Annie Ernaux, considerata un classico nella narrativa contemporanea d'oltralpe, la casa editrice romana L'Orma propone questo romanzo pubblicato in Francia nel 1983. Si tratta di una rivisitazione autobiografica della famiglia dell'autrice, e in particolare della figura paterna, tracciata in uno stile composto e oggettivo, privo di qualsiasi compiacimento o ridondanza: un omaggio al padre vissuto e morto occupando con dignità il suo piccolo posto nel mondo. Annie Ernaux per questa sua celebrazione domestica ha scelto con consapevolezza una "scrittura piatta", e ce ne fornisce una giustificazione etica prima che letteraria: «Per riferire di una vita sottomessa alla necessità non ho il diritto di prendere il partito dell'arte, né di provare a far qualcosa di 'appassionante' o 'commovente'. Metterò assieme le parole, i gesti, i gusti di mio padre, i fatti di rilievo della sua vita, tutti i segni possibili di un'esistenza che ho condiviso anch'io». Ma dalla vita modesta del padre - nato contadino, poi diventato operaio e infine gestore di un bar-drogheria in una cittadina della Normandia - la figlia prende presto le distanze, scegliendo un ruolo più borghese e intellettuale, laureandosi e insegnando, in qualche modo vergognandosi sempre delle origini e degli atteggiamenti dei genitori (gesti impacciati, linguaggio dialettale, vestiti dozzinali). Fuori posto loro nella sua vita, lei nella loro: «Sono scivolata in quella metà di mondo per la quale l'altra metà è soltanto un arredo». Felice e forse orgogliosa di essere fuggita dal posto che le era stato predestinato, sentendosi tuttavia in colpa per aver in qualche modo tradito. L'unico riscatto possibile rimane allora quello della testimonianza scritta: «Semplicemente perché queste parole e frasi dicono i limiti e il colore del mondo in cui visse mio padre, in cui anch'io ho vissuto. E non si usava mai una parola per un'altra».
Cristiana (27/04/2014) - Voto: 4/5
Un bel libro, una storia semplice e universale, nobilitata da un linguaggio elegante e originale reso da un'ottima traduzione. Il libro poi è un gioiello editoriale: bella copertina, bella carta, prezzo non eccessivo. Non mi spiego molto perchè sono così restia a dare il massimo...tuttavia resisto.