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Paolesi
(28/04/2017) -
Voto: 4/5
Una penna eccellente. Una storia comune, forse la più comune, ma raccontata con voce straordinaria, con uno stile diretto che punta dritto lo sguardo sui ricordi, uno sguardo implacabile in cui risparmia ben poco al lettore, ma con una leggerezza che lascia muti. L’apparente nudità delle parole è il risultato di una scrittura in stato di grazia.
Loris
(24/11/2016) -
Voto: 5/5
Avendo apprezzato ‘Gli anni’, ho recuperato questo lavoro precedente che si focalizza sul padre dell’autrice. Il tono intimo e l’evocazione delle vicende familiari non impediscono di intravedere anche qui, se pur in modo più sfumato, lo scorrere della Storia. Il viaggio inizia agli albori del ‘900, in una provincia francese che rimarca le differenze di classe e per molti aspetti pare uscire direttamente dal medioevo. Il padre diventa il caso esemplare di un’ascesa sociale, col suo doppio salto da contadino ad operaio e quindi a piccolo commerciante. I conflitti culturali, l’ambizione e il senso di inadeguatezza influiscono inevitabilmente sull’ambito familiare. La figlia compie il salto definitivo nel mondo piccolo-borghese e vive il distacco con una sorta di senso di colpa. Al di là degli aspetti sociologici, il racconto cattura per l’intensità emotiva, è un tentativo di ricostruire l’essenza di un uomo andando oltre i meri eventi dell’esistenza, è un debito da saldare oltre la soglia del lutto. Lettura breve ma destinata a sedimentare nella memoria.
Mara
(28/07/2016) -
Voto: 5/5
Breve e urticante. Il focus non è tanto il ritratto del padre, come dicono tutti, ma il rapporto conflittuale con lui, dovuto alla diversa appartenenza di classe di padre e figlia. Come se solo la morte del padre permettesse alla figlia di emanciparsi definitivamente dalle sue radici proletarie (e dalla povertà culturale e materiale ad esse inevitabilmente legata). Un libro su cosa c'è nella mente e nel cuore dei figli che hanno fatto il salto di classe, spesso grazie all'istruzione che debbono ai loro genitori.
lina
(23/05/2016) -
Voto: 4/5
non è tanto la storia in sé (semplice, forse già letta) quanto proprio la prosa tagliata con l'accetta e il ritmo sincopato a rendere incisivo questo testo.
BARBARA
(09/03/2016) -
Voto: 2/5
Questa Ernaux, incensatissima in Francia, racconta la storia del padre, uomo semplice, poco imparato, prima contadino poi operaio poi commerciante, e del rapporto difficile tra la sua semplicità ed il proprio avvicinarsi inesorabilmente alla borghesia, dopo una laurea in lettere e il matrimonio giusto. E' una storia raccontata a flash, con i verbi spesso neanche coniugati, con le frasi buttate lì in mezzo al nulla; non ho potuto fare a meno di pensare che se avessi raccontato io, la storia di mio padre, molto simile per durezza e autorità a quel padre lì, avrei cercato di usare una maggiore delicatezza, un rispetto diverso non solo per le cose, ma anche per le parole, avrei utilizzato la scrittura per capire dopo anni cose rimaste lì appese e mai spiegate, che solo quando ci si prende per se stessi il tempo che sembra non esserci mai, si possono approfondire e magari anche superare. Esercizio di stile un po' arido, insomma, si legge in due ore, che potete tranquillamente utilizzare per guardare un film.
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