Il posto

Ania (23/09/2018) - Voto: 3/5
Una scrittura raffinata che tuttavia non coinvolge il lettore, puro spettatore di quella che sembra una resa dei conti della scrittrice con le proprie origini.
Greta (23/09/2018) - Voto: 3/5
Una scrittura molto particolare perché estremamente diretta e semplice. La storia però non mi ha colpito eccessivamente, l'autrice racconta la figura di suo padre in poche pagine e il loro rapporto. Sicuramente leggerò altro dell'Ernaux, ma questo libro per me è un nì.
Rita (21/09/2018) - Voto: 4/5
E' piaciuto molto, tanto che, appena finito, l'ho riletto. La scrittura è pulita, scarna, ma elegante e mai banale (bella anche la traduzione). I ricordi, che ricostruiscono la vita del padre come un omaggio dovuto alla sua memoria, affluiscono senza debordare, tenuti a bada da un pudore che può sapere di reticenza. Piccoli dettagli rimossi riaffiorano e delineano un uomo semplice e modesto ma pieno di dignità. La vita del padre è al tempo stesso autobiografia della figlia : il solco culturale che inevitabilmente li divide, riconosciuto da entrambi senza bisogno di parole, brucia un po' come un tradimento.
Manuela (21/09/2018) - Voto: 4/5
Questo piccolo libro riesce a trasmettere emozioni potenti con una storia all’apparenza banale, priva di colpi di scena, improntata a gesti quotidiani e totalmente autobiografica. "Il Posto" non è solo un’identità geografica. Anne sente il bisogno di definire i contorni di una separazione e dare un ruolo e una giusta collocazione al dolore; quello rabbioso di un divario culturale, sociale e quello profondo della separazione affettiva, per sfuggire definitivamente come figlia, ma anche come scrittrice da quella paura ancestrale del trovarsi “fuori posto” e assolversi così dalla colpa di un "tradimento" nei confronti della figura paterna, colpa a cui solo la scrittura può dare un senso di sollievo.
AdrianaT. (14/06/2017) - Voto: 4/5
"Nessuna poesia del ricordo, nessuna vincolante derisione. La scrittura piatta mi viene naturale [...]" ...e a me questa naturalità dell'Ernaux è proprio piaciuta. Mi ha ricordato la Kristof, ed è questa scrittura cruda, tagliente, essenziale e priva di patetismo, l'unica scrittura femminile che riesco a digerire. Ma questa l'ho più che digerita; l'ho assimilata perché, per molti aspetti, l'ho proprio vissuta. Anche se un po' doloroso per chi ha appena perso un genitore, (più che perso 'soltanto' sepolto; certe persone non si perdono mai), e le incredibili analogie si sprecano, le storie dei dolori altrui hanno sempre qualcosa da insegnare.