Magnifico e tremendo stava l'amore

S (03/01/2025) - Voto: 2/5
Non capisco come si possa definire un libro ben scritto. Ne avevo sentito parlare bene ma ha deluso ogni mia aspettativa: la poesia, se c'è, è spicciola; la prosa poco elaborata. Nel complesso mi pare piatto, quasi scialbo, come - del resto - la maggior parte dei libri di oggi, lontani dalla letterarietà e ridotti a meri prodotti di consumo. Lo consiglio solo se siete appassionati di cronaca nera italiana e dai gusti facili.
Fabio29 (01/11/2024) - Voto: 4/5
Calandrone è una poetessa e la sua ricerca verso la parola perfetta è necessariamente quella di una poetessa, di chi intende raccontare un fatto attraverso una prospettiva unica e spiazzante. Il mio consiglio è di leggere prima "Dove non mi hai portata" per godere a pieno di una chiusa emotiva e significativa. La storia del caso Cristallo ha una valenza giuridica non da poco, ma raccontata in questo modo assume anche un valore letterario concreto, anche se forse in alcuni punti il lirismo di Calandrone spodesta un po' "il fatto", ma niente di così rugginoso nel procedere, anzi. Appuntatevi, quando iniziate la lettura, la costellazione di metafore oscure e notturne disseminate nel testo.
Chiara (13/08/2024) - Voto: 5/5
Racconto di una storia "d'amore" e violenza, di una passione travolgente nata nella Calabria degli anni "80 e del suo tragico e inaspettato epilogo nella citta eterna. Uno spaccato di vita che non è solo quello dei protagonisti, ma dell'intera Italia, una vicenda drammatica inserita in un contesto storico magnificamente descritto. All'inizio ho avuto qualche difficoltà a inquadrare lo stile, avevo l'impressione che il linguaggio fosse forzatamente prosaico. Ma era la prima volta che leggevo un libro di Maria Grazia Calandrone e pagina dopo pagina, al ritmo di bella melodia triste, mi ha fatto venire venire voglia di conoscerla meglio, di dirle di non smettere di scrivere, di proteggere la sua inarrivabile sensibilità e continuare a servirsene per seminarne un po' nel mondo.
cento_book (14/06/2024) - Voto: 4/5
«Magnifico e tremendo stava l’amore puro e lacero come un orfano stava l’amore con loro in quella stanza per l’ultima volta insieme accovacciato dietro la colonna col volto fra le mani». Maria Grazia Calandrone, è una funambola della parola. Una paroliera fuori dal comune. Riesce con soavità e poesia a raccontarci dell’amore. L’amore dannato. L’amore reciso. L’amore consumato e scarnificato. In Magnifico è tremendo stava l’amore (Einaudi, 2024) partendo da un caso di cronaca nera, la vicenda che coinvolse Luciana Cristallo e Domenico Bruno la Calandrone riesce ad indagare, ad analizzare, a scandagliare l’amore insieme alle sue dinamiche più oscure, ossessive, perverse. La Calandrone, oltre a scandagliare le dinamiche sentimentali riesce ad offrirci un affresco anche sociale, con tutti i suoi mutamenti e imbruttimenti: «Mentre il volto del mondo si trasforma nell’attuale maschera di solitudine (la maschera immateriale del mercato finanziario, che irride e morsica, per primi, i lineamenti umani di chi la indossa)». Un quadro che gira a tutto tondo intorno all’amore, prima scintilla vivace di positività poi rappresentazione dell’orrido, di ciò che l’amore non dovrebbe essere, di ciò che magnifico – ma allo stesso tempo – tremendo può essere l’amore quando al tuo fianco ti ritrovi una persona malata, instabile e subdola.