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Una storia nera
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carla
(17/07/2018) -
Voto: 3/5
ritmo incalzante, per questo romanzo nero che ti avvince sin dalle prime pagine, tanto da farti dimenticare le debolezze della trama e i trucchi che l'autrice abilmente escogita per tenere viva l'attenzione del lettore. Niente da dire, dunque, sulla tecnica di scrittura , ma, a conti fatti, e dopo aver letto l'ultima pagina del libro, arrivano le domande ed i dubbi davanti all'inverosimile trattamento dei fatti legati a un dénouement colpo di scena che però non regge. Lo consiglio ma non aspettatevi un capolavoro
MARA REGONASCHI
(10/01/2018) -
Voto: 4/5
Storia di amore e violenza familiare, raccontati con sapiente efficacia dalla scrittrice che sa scavare nell'animo di ciascun personaggio delineandolo perfettamente. Così come le relazioni fra gli stessi, indagate con lente precisa e spiegate in ogni sfaccettatura, così da tenere il lettore intrappolato in una lettura interessante e scorrevole. Forse mi aspettavo qualcosa in più nel finale, quel colpo di scena che avrebbe reso perfetta la lettura.
Teddy
(26/10/2017) -
Voto: 5/5
Certo, il titolo non poteva lasciare intravvedere che qualcosa di oscuro, e onestamente che fosse scritto bene. È scritto benissimo: una miscela di stili che si incastrano perfettamente, una lingua semplice eppure colorata da tocchi dialettali, un ritmo che si modifica coi momenti della storia, balzando anche avanti e indietro nel (breve) spazio temporale durante il quale si dipana la vicenda. Ma è così triste! Tutti i personaggi sono immensamente, dolorosamente, insopportabilmente tristi, senza nessuna via di uscita, nessuna speranza. L'ho letto in fretta perché non ce la facevo più a sopportare questo buio. Comunque bello bello.
(20/10/2017) -
Voto: 4/5
Una scrittura magistrale che ti fa identificare con tutti i personaggi. Un libro davvero bello
furetto60
(22/09/2017) -
Voto: 2/5
Storia nera e vera nel senso che, riferendosi alle tante (purtroppo) storie di violenza domestica, affronta la vecchia ma tuttora irrisolta faccenda del confine riconosciuto alla legittima difesa. I presupposti per un buon lavoro ci sarebbero, piace l’atmosfera plumbea in cui si muovono i personaggi, una Roma sporca, umida e afflitta da gabbiani onnipresenti e aggressivi, però lo stile di scrittura scelto è piatto, senza un sussulto emotivo, un minimo di ricerca letteraria, del vocabolo, della frase. L’a. preferisce piuttosto una sorta di flusso di coscienza in terza persona che appiattisce e stanca. Anche i personaggi non convincono, a volte caricaturali nelle loro esagerazioni (la zia orribile, la moglie che pesa 47 chili contrapposta ad un omone da due metri), così come l'epilogo, telefonato per chi abbia un minimo di dimestichezza colla letteratura gialla. Peccato.
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