Vita e destino

enrico.s (29/04/2010) - Voto: 5/5
Romanzo meraviglioso! Il paragone con Guerra e Pace, forse banale, non è improprio; rispetto al capolavoro di Tolstoj si percepisce palpabile la sofferenza personale di Grossman, protagonitsa e insieme vittima delle vicende storiche raccontate. Alcune - molte - pagine sono di una bellezza emozionante che raramente si trova anche in capolavori più celebrati e certo non nei libretti usa e getta, specie di autori italiani, che vengono pubblicati oggi. Meglio lasciar perdere le insulse novità editoriali e dedicare il proprio tempo libero a libri come questo. Massimo dei voti e non può essere diversamente. Leggetelo.
Emiliano (02/04/2010) - Voto: 2/5
L'ho appena finito. A parte qualche pagina ispirata, trattasi di mattone bello e buono. L'ho comprato perchè Guidolin, l'attuale allenatore della squadra di calcio Parma, lo ha definito il libro della sua vita. Mah...
giunio bruto crippa (12/03/2010) - Voto: 5/5
Eccezionale, potetnte e mastoso come il paesaggio russo, tremendo e terribile come le tragedie del totalitarismo.... assolutamente da leggere !
alberto genovese (02/03/2010) - Voto: 5/5
Un libro di maestosa e struggente bellezza che lascia stupefatti e ammutoliti.
Cora (22/02/2010) - Voto: 4/5
ATTENZIONE: contiene alcune anticipazioni sulla trama. Ho appena finito di leggerlo, un romanzo poderoso, ambizioso e in molti punti grandioso. Non me la sento di dare il voto più alto, perché in molti passaggi l'autore si premura di spiegare più del necessario, di rafforzare dei sentimenti eccezionali, suscitati da una scrittura più che pregevole, con dell'inutile retorica. Grossman riesce a delineare una moltitudine spropositata di personaggi in modo complesso e raffinato, ogni eroe è profondamente umano con tutte le sue contraddizioni, come per esempio Krymov e Strum. Il libro ci catapulta nell'inferno di Stalingrado, nei sinistri corridoi degli uffici sovietici, ci fa dubitare di amici e interlocutori, ci fa sentire la triste gioia della vittoria sulla città devastata. Ci fa sentire tutta la tensione e il dubbio di cittadini che credono nella rivoluzione e da essa vengono schiacciati. La scena dell'arresto di Krymov è straordinaria, la delazione di Getmanov su Novikov subito dopo la vittoria, raggelante. Il dialogo tra Liss e Mostovskoj ricorda gli infiniti dibattiti dostoevskijani, anche se qui la tensione deriva soprattutto dal fatto che i due interlocutori non potranno mai sapere quanto di vero e sincero ci sia nelle parole dell'altro. Peccato che Grossman, forse nel tentativo di eguagliare Tolstoj, si metta spesso a fare la predica, rovinando il meraviglioso equilibrio raggiunto quasi sempre nella narrazione degli eventi. I brani in cui disquisisce della libertà umana sono belli ed emozionanti, ma anche molto retorici e insistenti. Certo, ammiro a prescindere la condanna irrevocabile del male, ma a mio avviso poteva risparmiarsi 100 pagine di retorica pedante: sarebbe stato un romanzo perfetto.