La mano

Amedeo60 (26/07/2022) - Voto: 5/5
Donald Dodd e Ray Sanders, due amici di vecchia data e colleghi di studio, insieme alle rispettive mogli, nel ritorno da una serata trascorsa a casa degli Ashbridge, famiglia d’alto bordo di Boston, incappano in una tormenta di neve nella quale Ray rimane inopinatamente attardato. Donald mandato a recuperare l’amico, si ferma invece nel fienile di casa dove, seduto su una panca, inizia a rimuginare in merito agli aspetti repressi del quel antico rapporto, decidendo così di rinunciare alla ricerca dell’amico, causandone volutamente la morte. Inizia allora un processo, lento ed inesorabile, di destrutturazione della psiche di Donald dove, sotto l’occhio vigile della moglie Isabel, inizia un suo intimo e personale viaggio di autodistruzione, in un racconto dove, nel analizzare i meandri della psiche umana, Simenon dimostra superba unicità, oltre ad una estrema acutezza e lucidità narrativa. Amedeo60
Paolo (15/04/2022) - Voto: 5/5
È incredibile che a distanza di tanti anni continuino ad uscire capolavori come questo fin'ora inedito in Italia. Simenon con le sue atmosfere cupe e dense di imminente tragedia, ancora una volta riesce a proporre una storia intensa e affascinante. L'anima, i conturbanti pensieri del suo protagonista la fanno ancora da padroni. Un libro profondo che esplora la miseria umana, l'intimo più tormentato con un ritmo che non si abbassa mai, neppure per un momento, dalla prima all'ultima pagina.
Luigi S. (22/02/2022) - Voto: 4/5
Chi da questo romanzo si aspetta il "classico" Simenon con un mistero da dipanare e un colpevole da scoprire resterà deluso. Infatti "La mano" è un romanzo psicologico con un narratore interno autodiegetico e poche sequenze narrative essendo le dialogiche e riflessive quelle prevalenti. Il mistero e la lotta sono tutti all'interno della testa del protagonista che, stritolato dalle regole opprimenti di una vita borghese eccessivamente abitudinaria, oppresso dalla trappola del matrimonio di pirandelliana memoria, angosciato dalla "parte borghese" che è costretto a interpretare, decide di riprendere in mano la sua vita dopo che "un casuale evento scatenante" fa cadere le residue barriere. Il romanzo è costellato da una serie di figure simboliche: una panchina su cui il protagonista medita il cambio di direzione; un funerale reale e metaforico con cui seppellisce il suo passato ma soprattutto "una mano" -donde il titolo- che rappresenta per lui una sorta di feticcio e diventa il simbolo della sua libertà. Leggendolo in chiave psicanalitica il nostro insicuro "Zeno 2.0", dopo aver scelto di appoggiarsi a figure forti rappresentanti la società borghese finisce stritolato da una dose massiccia di SuperIO e, alla prima occasione, il suo ES si scatena mettendo a nudo il suo EGO sbarazzandosi degli autoinganni della sua coscienza. Il libro è costruito come un lungo climax ascendente che si dirige a lenti passi verso un aprosdoketon finale che, per i lettori più attenti ai tanti "flashforward" che l'autore dissemina lungo il percorso, tanto a sorpresa non è. E' l'ennesima spallata alla famiglia, simbolo della società borghese americana che sotto le false apparenze perbenistiche cova ipocrisia e falsità. Bello
Luca Bidoli (12/01/2022) - Voto: 4/5
Per alcuni, questo libro è, o sarebbe, un'opera " minore" dello scrittore belga. Se questa, a mio modesto avviso, è un'opera minore, mi chiedo come si possano valutare tanti, forse troppi, testi di autori contemporanei italiani e non solo. Forse spazzatura? Io, di minore non ho trovato assolutamente nulla, Un romanzo che mi ha costretto, in modo decisivo, alla lettura, che mi ha coinvolto, preso, gettato nel vortice di una tormenta non solo invernale e climatica. L'eterna storia di amore, morte, gelosia, ed altre piccole cose quasi quotidiane, che qui spiega una trama inesorabile, acuta, un bisturi in un corpo già offeso, il nostro, in fondo. Un ottimo libro, che l'Adelphi ha ben pubblicato e tradotto, non un barile che si raschia ( sic), ma un autentico, grande scrittore che si rivela, ancora, nella sua resa di una commedia umana, grottesca e brutale, quanto basta. Da leggere.
Pietro 1950 (01/11/2021) - Voto: 2/5
Francamente non posso accodarmi al coro dei consensi per questo inedito in Italia di Simenon, anzi temo che ormai Adelphi stia raschiando il barile, per cui prenderò con le molle le prossime uscite. Il romanzo ha un andamento noioso e lento, con una trama piatta e insignificante con andamento ripetitivo e prolisso e personaggi cliché. Il mio voto di 18/30, quindi la sufficienza, è dovuto allo scossone percepito negli ultimi due capitoli, dove l'autore manifesta finalmente vivacità e fa precipitare il lettore nel vortice del dramma che si sta compiendo. Per quanto amo Simenon spero di sbagliarmi riguardo alle prossime uscite.