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La vegetariana
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Antonia
(18/09/2018) -
Voto: 5/5
Questo libro è innegabilmente particolare e diverso da tutto ciò che la letteratura contemporanea ha proposto finora. Le atmosfere sono ovattate, quasi oniriche, si avverte subito che procedendo nella lettura ci inoltreremo in zone dalle quali faremo fatica a venir fuori, perchè “La Vegetariana” ci lascerà molti interrogativi di tipo morale ed etico che continueremo a porci frequentemente. Oserei definire il cambiamento di Yeong-hye una metamorfosi di stile Kafkiano, inoltre mi preme evidenziare la bravura dell' autrice nel porci il dualismo morte - vita. Un romanzo folgorante.
Davidebianco
(17/09/2018) -
Voto: 2/5
Per me è stato una delusione questo libro .. intrigante L ambientazione e in alcuni punti i personaggi .. ma è tutto troppo spiegato, o troppo freudiano ...
Emanuele
(10/05/2018) -
Voto: 4/5
Romanzo molto particolare. E' la storia di un'alienazione, sempre più profonda man mano che la narrazione procede. Un'alienazione narrata dalle persone che stanno intorno alla protagonista (il marito, il cognato, la sorella). Una discesa agli inferi progressiva e ineluttabile. Più che la struttura narrativa in sè, ho apprezzato moltissimo la descrizione estremamente potente di alcune situazioni. E' molto forte il contrasto tra l'atmosfera generale, che sembra dipinta con acquarelli tenui, e la descrizione puntualissima, come illuminata da una luce accecante di alcuni episodi della vita della protagonista. Purtroppo il titolo è fuorviante perché la scelta vegetariana della protagonista non è che il primo passo del suo percorso interiore.
Loris
(05/07/2017) -
Voto: 4/5
Riposiziono il rating, correggendo la distrazione in cui sono incorso. A qualche lettura di distanza, il romanzo si consolida nel ricordo, accompagnato da immagini evocative e perturbanti.
Loris
(24/05/2017) -
Voto: 2/5
Il titolo in effetti è fuorviante. Nella mia lettura però, il focus del romanzo non è sulle scelte alimentari della protagonista. Il rifiuto della carne è solo il primo passo per dichiarare la propria estraneità rispetto a modelli di comportamento e regole sociali che sono vissuti come una gabbia. Yeong-hye ambisce ad abbandonare lo status di essere umano per passare ad una forma vegetativa, diventare albero che si nutre solo di luce e acqua. Il sogno è l’elemento scatenante, ma nel proseguo della narrazione il fattore decisivo pare essere il passato familiare e matrimoniale, quanto mai arido sul piano affettivo. Sorella e cognato vivono un disagio simile per motivi diversi, sono perturbati dall’esempio di Yeong-hye, ma convogliano il desiderio di fuga verso pulsioni di morte. Il romanzo, apprezzabile sul piano dello stile, resta aperto a molteplici interpretazioni. Per certi versi, mi ha ricordato alcuni vecchi testi di Ballard, quelli in cui si esplorava il cosiddetto inner space.
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