La vegetariana

Monica (19/06/2019) - Voto: 4/5
La Vegetariana: un titolo fuorviante. Non c'è niente qua che riguardi la scelta alimentare a cui noi siamo sempre più abituati, dovuta a motivi morali o di salute. Yeong-hye è una donna tranquilla che da un giorno all'altro, dopo un incubo tremendo, decide di eliminare completamente dalla sua vita la carne: non la mangia, non la cucina, non fa neanche sesso. Vegetarianismo che poi diventa veganesimo e infine un lasciarsi morire accettando solo luce e acqua, come una pianta, in cui la protagonista crede di potersi trasformare. Insomma in questo libro si segue la storia della follia di una donna... ma stranamente mai dal suo punto di vista. Il romanzo è diviso in tre parti, ognuna delle quali è narrata da una persona diversa, tutte vicine a Yeong-Hye, ma mai in prima persona, se non in pochi paragrafi che descrino gli incubi che infestano la sua mente e da cui lei cerca disperatamente di sfuggire. Questo, assieme a uno stile secco e freddo, dà ancora di più il senso di estraneità e non comprensione di quello che le sta succedendo: nessuno capisce la protagonista fino in fondo, neanche noi lettori alla fine del libro saremo sicuri di niente. È uno straniarsi da un marito orribile che l'ha sposata solo in quanto donna mite e obbediente? Da un padre padrone violento? Dalla società collettivista come quella coreana, in cui la scelta simbolica di diventare vegetariani sembra qualcosa di negativo ed irrispettoso? È pura follia? Ditemi anche voi la vostra. Nonostante i buchi nella trama, mi è piaciuto molto, soprattutto la prima parte che ha un ottimo ritmo, quasi da horror/thriller. Poi forse mi sarei aspettata fuoco e fiamme, invece la situazione si è piuttosto stabilizzata in quanto a "trama", senza comunque togliere qualità al libro.
chiara (10/03/2019) - Voto: 3/5
Un libro a mio avviso non così facile, che racconta attraverso più personaggi vari livelli di malessere esistenziale (che alla fine è universale), all'interno di una cultura molto diversa dalla nostra.
Clara (08/03/2019) - Voto: 5/5
Classico racconto asiatico in cui la protagonista, che progressivamente smette di mangiare qualunque cosa, è parte passiva, ma la sua assenza è prepotente e dominante nell'intero racconto. Questo romanzo introspettivo dai toni tristi si sviluppa dal punto di vista del superficiale, conformista e distaccato marito, poi del cognato, un artista attratto da quella scelta tanto anticonformista e infine, in modo più intimo, dalla sorella. Un racconto che fa riflettere, una denuncia dello stato femminile nella società coreana attuale.
Rebecca (07/03/2019) - Voto: 5/5
Probabilmente non un libro alla portata di tutti, non tanto per la scrittura (molto scorrevole), quanto per i contenuti, che elevano il romanzo. Il punto di partenza della storia, il vero punto di svolta nelle vite dei personaggi, è rappresentato dalla scelta di diventare vegetariana di Yeong-hye, che va così a destabilizzare la tipica "routine" dei propri familiari. Questo però non è che il primo movimento degli ingranaggi del racconto. Per citare la recensione della critica presentata a fondo pagina, che descrive alla perfezione ciò che il libro trasmetta, "quella di Yeong hye è una crociata contro la brutalità del mondo di cui è stata testimone (...), è un rifiuto senza eccezioni opposto alla violenza inferta o subita. “La vegetariana” è il diario di un viaggio verso una purezza irraggiungibile, che merita di essere seguito dalla prima all’ultima riga."
Mariaelena (22/09/2018) - Voto: 3/5
Il sentimento più forte che questa storia mi ha lasciato è stato un senso di perplessità e pur avendolo finito da un paio di giorni, durante i quali ci ho pensato su parecchio, ho l'impressione di non averlo capito a fondo, come se qualcosa mi sia sfuggita. I temi affrontati in questa storia sono molteplici: l'insoddisfazione di sè, la morbosità, la sensualità, la crudeltà, l'incomprensione, la solitudine, l'infelicità, la vita, la morte. Ho trovato il romanzo molto forte, duro, scuro in molti punti,non una di quelle storielle che ti scrolli di dosso appena messo giù il libro e questo è stato un aspetto molto positivo. Ho apprezzato moltissimo la scrittura di Han Kang, scorrevole, semplice ma che va dritta al punto. Eppure man mano che andavo avanti continuavo a non capire i personaggi, a sentirmi lontanissima da loro, come se stessi guardando tutto da dietro un vetro, come se stessi assistendo ad uno spettacolo tristissimo e logorante senza mai entrare davvero nella vicenda. Non escludo che questo sia stato voluto dall'autrice, però a me ha lasciato una strana sensazione di incompiutezza e perplessità.