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Avevano spento anche la luna
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G.
(28/07/2012) -
Voto: 5/5
Do il massimo dei voti a questo libro anche se non è un capolavoro, ma la scrittrice è riuscita a raccontare una realtà che alcuni non conoscono. A tratti crudo a tratt commovente è un romanzo che sicuramente porterà il lettore a riflettere.
Henry
(05/07/2012) -
Voto: 5/5
Ho iniziato il mio viaggio con Lina due giorni fa!Purtroppo l'ho già concluso, ma posso dire che è stato uno dei più belli se non il più bello che io abbia affrontato. Con dei capitoli brevi, ma uno più intenso dell'altro, la Sepetys ha reso il libro più che scorrevole. La piccola Lina ci racconta la sua storia, il suo coraggio, la sua grinta e la sua voglia di vivere, anche in mezzo al nulla: in Siberia. A me sinceramente ha fatto molto riflettere questo libro, poichè c'è gente che dorme sugli allori, eppure fa di tutto per togliersi la vita. Lina invece è un esempio che tutti dovremmo seguire, perchè come lei ci ha insegnato, nessuno può toglierci niente senza il nostro consenso!
barbara
(13/06/2012) -
Voto: 5/5
mi permetto di riprendere completamente il pensiero di CARLO in quanto ho provato tutto quello che lui ha descritto così profondamente. Grazie CARLO: "Quando ho finito di leggere "Avevano spento anche la luna", due settimane fa, non riuscivo ad aprirne un altro, e rituffarmi in una nuova storia, come solitamente faccio. Continuavo a pensare a Lina, alla mamma, al fratellino e a tutto quell'insieme di personaggi positivi e negativi, che gravitano nel romanzo. Così sono stato costretto a riprenderlo e a rileggerlo, non a distanza di tempo, come faccio con i libri che più mi hanno colpito, ma subito! Mi sono nuovamente sentito rapito dalla semplicità della prosa, che qualcuno reputa un difetto ed io invece ammiro incondizionatamente. Ho nuovamente e sovente avuto gli occhi lucidi, e non mi vergogno di ammetterlo, "pur essendo un uomo". Ho gioito nei momenti lieti , provato dolore e rabbia, che sconfinava nell'odio(come dice Lina)nei momenti tragici. Come confessa la straordinaria autrice in un'intervista, lei stessa ha alleggerito alcune pagine rispetto ad una prima versione più dura, lasciando , a volte, l'orrore sullo sfondo, dove si percepisce anche senza vederlo descritto con tutti i particolari.La bambola della piccola Janina, "uccisa" dalla crudeltà gratuita dei soldati sovietici ne è un esempio lampante." Voto: 5 / 5
Massimo F.
(10/06/2012) -
Voto: 2/5
Dal punto di vista morale e informativo il libro ha notevoli ed innegabili meriti, perché ci porta a riflettere su tragedie umanitarie poco conosciute o del tutto ignorate. Sotto il profilo più squisitamente letterario la semplicità del racconto e dello stile unita a canoni classicissimi (buoni, semi-buoni, cattivi, persone rudi che poi svelano la loro umanità, ecc) rendono a mio avviso questo on-the road del dolore un romanzo un po' scontato e non certo indimenticabile. E' giustissimo continuare a raccontare i drammi storici, ma per "lasciare un segno indelebile" nel lettore è sempre più necessario (e sempre più difficile) individuare strade narrative non ancora battute e chiavi di lettura originali.
Gabriella
(14/05/2012) -
Voto: 5/5
E' un bellissimo libro! carico di emozioni, commovente per la tristezza delle situazioni e l'atroce destino al quale sono abbandonate persone che non hanno commesso nulla. Allo stesso tempo è toccante verificare con quanta forza ognuno di loro abbia lottato per mantenere la dignità e per sopravvivere. La cosa che di più mi ha procurato sgomento è la durata di questa prigionia..un tempo infinito. Ogni personaggio ha lasciato una traccia nel mio cuore.
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