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L' assassino cieco
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mitla
(18/03/2014) -
Voto: 5/5
La differenza tra un Booker Prize e un libretto sdolcinato e banale è lo stesso che passa tra questo è "Va dove ti porta il cuore" visto che la storia è praticamente identica. Un libro che fin dalle prime riche con quell'incipit così brutale e pieno di interrogativi inquietanti, quella storia di ragazze dalle gonne ampie e i cappleli flosci e gli abiti vaporosi con i colori più difficili da immaginare: ardesia, melone, anguria, coccodrillo.... E poi il modo in cui la storia viene descritta. Un inganno dopo l'altro che viene piano pano disvelato e anche se come me siete un po'0 bravine e già a metà intuite che la coppia di cui si sta parlando nel romanzo della Chase non è quella che immaginavate all'inizio, quello che arriva nelle ultime 80 pagine è veramente difficile immaginarlo. Un thriller a suo modo ricco di emozioni indimenticabili. Bisogna avere pazienza e scalfirlo pagina dopo pagina ma resta certamente nel cuore.
silvia
(08/11/2011) -
Voto: 2/5
Le memorie di un'anziana signora, pervase di amarezza per un'esistenza trascorsa senza opporsi, si alternano a un fantomatico romanzo amoroso, il cui protagonista narra dozzinali storie di fantascienza. Il disvelamento di ogni mistero viene relegato nelle ultime pagine del libro, quando ormai non c'è più spazio per indulgere nei dettagli, largamente impiegati in precedenza per costruire una suspence che verrà poi disattesa. Si trae beneficio maggiore dalla lettura del romanzo immediatamente precedente: "L'altra Grace", più fluido, verosimile e positivo.
missfarfalla
(24/03/2011) -
Voto: 5/5
Intenso, doloroso, emozionante. Una narrazione che parte lentamente, poi si avvolge in giri sempre più stretti, come una spirale; mi ha catturata come da tempo non mi succedeva con nessun libro. Come già è stato scritto in un altro commento, non informatevi prima sulla trama: meno ne sapete, più lo assaporerete. Semplicemente "entrate" in questo racconto, fidatevi dell'autrice, e lasciate che Iris Chase vi porti per mano nel suo mondo finto-dorato e ormai lontano; cercate di sentire le sue emozioni, la sua amarezza e il suo tormento: se ci riuscirete, farete una lettura di quelle che non si dimenticano per molto tempo. Ovviamente non tutti abbiamo gli stessi gusti, ma se siete su questa lunghezza d'onda è un romanzo di quelli che toccano qualcosa dentro, che lasciano qualcosa, mentre li si legge ed anche dopo: e questo succede solo con pochissimi libri, i più speciali. Incontrarne qualcuno è' una fortuna rara (e ancora di più da adulti, quando la capacità di sorprendersi ed emozionarsi si è ormai appannata), ma per me questo lo è stato, ed ho una grande gratitudine per chi me lo ha consigliato. Leggerò altro della Atwood: peccato però che l'altro titolo che mi era stato consigliato, "La donna che rubava i mariti", a quanto pare non sia più in commercio. Se era al livello di questo, è veramente una perdita!
Overseasl
(01/07/2008) -
Voto: 5/5
L'assassino cieco è un libro a volte duro, a volte cinico, a volte ironico, sempre poetico. Racconta i sogni infranti e le speranze,i rimpianti e fallimenti di Iris e sopratutto della dolce Laura, l'imperscrutabile sorella "diversa" in tanti modi. Ma è anche la storia di un assassino cieco che amava una fanciulla, bellissima e muta, e della loro tragica morte, insieme così fantastica e così umana. L'assassino cieco racconta di inganno e di vendetta, di affetto negato e di solitudine, lunga 50 anni. Parla di rancore e, infine, di giustizia. Perché giustizia è ciò che vuole Iris, per la figlia,morta , per la nipote, tratta in inganno da una donna crudele, per Laura, tragica vittima di una tragica colpa. E la vuole per sé stessa, burattino infelice e stanco, prigioniera di una vita scelta da altri. Pretende giustizia, è lo farà fino all'ultimo: "Nonna, mi dirai,e con quelle parole non sarò più una rinnegata".
Ceia
(01/04/2007) -
Voto: 5/5
Il suicidio di una donna, Laura. E un fascio di quaderni legati da uno spago, trovati da un’altra donna, Iris - è sua sorella. E una fotografia, anzi no. Non proprio. La descrizione di un pezzetto di fotografia. Vecchia di anni. In bianco e nero. Una fotografia scattata una vita fa che ritrae giovani sorrisi spensierati. La Atwood parte da qui, e scrive un capolavoro. Potrei sprecare aggettivi, per descrivere le emozioni che mi ha trasmesso questo romanzo durante i giorni che mi ha fatto compagnia: bellissimo, seducente, misterioso, intrigante, malinconico, pregnante, importante, doloroso, dolce, romantico, cinico. Ognuno di questi aggettivi lo racconta e racconta i miei stati d’animo in fase di lettura. Impossibile parlare del romanzo senza far cenno alla trama, ma ancor più impossibile è farlo senza rovinare la sorpresa a chi volesse leggerlo e consiglio, CALDAMENTE, a chi avesse intenzione di leggerlo di lasciar perdere recensioni e quarte di copertine per dedicarsi al libro stesso: ha una storia avvincente come poche, non è un thriller ma si legge come tale. E, aggiungo io, meno se ne sa e meglio è. Per quanto riguarda la struttura: L’Assassino cieco è tre romanzi, uno dentro l’altro, come le matrioske che stavano in camera dei miei genitori tanti anni fa, e che mi appassionavano e mi intrigavano: una bambolina bella e finita che quando l’aprivi ne conteneva un’altra altrettanto perfetta ma solo più piccoletta, all’interno della quale ce n’era un’altra ancora… BELLISSIMO.
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