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Morte a Firenze. Un'indagine del commissario Bordelli
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Masssimo F.
(31/08/2010) -
Voto: 3/5
L’apoteosi della sconfitta. Perde la città di Firenze contro la pioggia e la mostruosa violenza dell’Arno, soccombe il nostro protagonista di fronte alle logiche impietose della vita, della violenza, delle lobby e delle “logge”. L’indagine del Commissario non è che il filo conduttore narrativo di una metafora maliconica ed amarissima di un autore cinquantenne, su quello che poteva essere e non è stato. Non un capolavoro, ma vale la pena leggerlo.
TG
(11/04/2010) -
Voto: 5/5
Non posso che dare un voto alto a questo poliziesco di Vichi,che poiè il primo che leggo. Mi ha preso dall'inizio alla fine questo commissario Franco Bordelli. Per non parlare poi della storia che si intreccia bene con la catastrofe di Firenze che avvenne quell'anno.
marco
(17/02/2010) -
Voto: 5/5
Il più bel romanzo della saga di Bordelli. Vichi qui riscrive il genere declinandolo con quella crudezza e quei toni cupi che mi hanno ricordato il grande Izzo. Un bellissimo libro dunque, da avere voglia di finirlo tutto d'un fiato e con quel retrogusto amaro che ti rimane dentro e che è la cifra del lavoro dello scrittore toscano. Ho letto molte recensioni critiche che fatico a comprendere, se non forse incanalandole in quella tendenza alla faziosità tipica purtroppo della cultura italiana recente. Lo consiglio a tutti.
gianni
(29/01/2010) -
Voto: 5/5
storia ben costruita che cattura l'attenzione del lettore dall'inizio alla fine con personaggi ben costruiti ed inseriti in un contesto drammatico e avvincente.
Obelix
(21/01/2010) -
Voto: 1/5
Deludente dall'inizio alla fine. Storia banale, personaggi fasulli, dialoghi improbabili. Non bastassero almeno 200 pagine del tutto inutili, (Bordelli che va fuori a cena, che va a trovare personaggi che non servono a nulla nell'economia del racconto, che ha avventure amorose ridicole a dir poco) Vichi sembra pentirsi di se stesso, con quella postilla sul macellaio che annulla l'unica dote del romanzo: l'amarezza del finale. E poi basta con i luoghi comuni (i preti sono pedofili, i fascisti nostalgici e gli ex partigiani tutti buoni): ogni tanto un po' di originalità e di anticonformismo non guasterebbero. Anche l'ambentazione ai tempi dell'alluvione di Firenze sembra più un'occasione persa, che un'opportunità colta, svelando un altro limite dell'autore: l'incapacità di far agire e pensare i personaggi come il momento storico descritto pretenderebbe. Ad esempio: Bordelli, ex San Marco, è comprensivo con gli omosessuali, Piras, il poliziotto sardo, conduce una personale campagna anti tabacco che si commenta da sola, eccetera eccetera...
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