Febbre

Ciro D'Onofrio (10/07/2020) - Voto: 5/5
Febbre è un romanzo pop, dalla scrittura moderna, veloce, accattivante che affronta con rigore, talvolta brutale, la denuncia di una vita all’insegna della diversità e del disagio fin dall’ infanzia. La vita complicata e maledetta di un’adolescente omosessuale che vive nell’hinterland milanese che è perversa miscela di violenza, ignoranza e degrado. E soprattutto la denuncia della malattia, l’HIV. Un racconto coraggioso, mai pedante, mai melenso, condito di una certa ironia e di una grande consapevolezza. Jonathan, il protagonista, trova la forza e soprattutto trasmette la forza di un grande riscatto, insegna la capacità di sapersi rialzare dalle ferite della discriminazione, dalle offese degli uomini e della malattia, riuscendo a recuperare lo sguardo rivolto al futuro. Una forte storia autobiografica che regala ai lettori il grande debutto di Jonathan Bazzi.
Silvia Gaia (08/07/2020) - Voto: 4/5
L'ho comprato per due motivi: perché parla di Rozzano, un paese un po' malfamato vicinissimo a Milano, e perché mi intrigava l'argomento. Le storie dei gay - e spero di non stare dicendo niente di politicamente scorretto - sono sempre a tinte più forti di quelle degli etero. In particolare i loro amori sono più intensi, il sesso più sfrenato, le vite meno "normali", o almeno sorprendenti quando parlano della quotidianità. Qui c'è poi il tema dell'HiV, una malattia che ancora stigmatizza, benché per fortuna oggi ci si possa convivere. Avevo letto altri libri sul tema, di solito li leggo molto in fretta, mi appassionano. Quanto alla scrittura di Bazzi, in effetti non è niente di nuovissimo né di stupefacente, ma è molto lineare e scorrevole mi sembra che come esordio non sia affatto male. E' un memoir, e c'è chi dice che non è proprio come scrivere un romanzo perché non si inventa nulla, ma si deve ugualmente avere un senso del ritmo, saper catturare il lettore, e questo libro ci riesce. E' stato criticato perché "ci vuole descrivere" tutti i personaggi di Rozzano. In effetti ce ne sono tanti e spesso sono poco più che macchiette, ma non mi è dispiaciuta questa carrellata di tipi umani: per quanto sopra le righe, non sembrano finti. Hanno un'autenticità che dona loro umanità.
Anto (07/07/2020) - Voto: 4/5
Jonathan è nato in un quartiere periferico, costituito da grandi palazzi di cemento che accolgono persone umili. Lui è stato concepito da una coppia giovanissima, la cui relazione probabilmente non sarebbe durata a lungo e non sarebbe sfociata di certo in un matrimonio. Ed è stato in ogni caso un matrimonio durato poco, che ha determinato il trasferimento di Jonathan dai nonni materni. La madre bambina di Jonathan ha dovuto buttarsi anima e corpo nel lavoro ed il bambino, cresciuto dai nonni, ha sempre vissuto con un senso di vuoto, determinato da una madre assente e da un padre che non ha mai avuto voglia di mantenere affetti stabili. In tutto ciò, Jonathan ha sempre manifestato un problema di balbuzie che lo ha ostacolato nello stringere amicizie e ben presto si è accorto di essere attratto dai ragazzi. Nel 2016, quando ormai vive a Milano ed ha una relazione stabile con Marius, una febbre persistente si manifesta, togliendogli pian piano le forze. Questo senso di spossatezza, lo induce a ricercare la causa della febbre, prima su Internet, e poi rivolgendosi al suo medico. Jonathan comincia a pensare di essere stato colpito da una malattia grave, più ricerca e più scopre infinite possibilità, una più terribile dell'altra. La sua ansia cresce e la sua febbre continua a persistere, indebolendolo sempre più. Finché arriva il risultato dell'HIV. Sí, Jonathan è sieropositivo, ma ci sono anche dei nodi psicologici da sciogliere. Bisogna rivivere la propria storia, far pace con sé stesso ed ammettere di non essere un supereroe, ma un essere normale pieno di debolezze, con un'infanzia fatta di mancanze e di silenzi che hanno intaccato la capacità di socializzazione, solo così è possibile ricominciare a vivere con serenità e prendere coscienza di sé e della propria forza interiore. Un libro intimo, senza alcun filtro, che cattura il lettore e loconduce per mano dentro questo viaggio introspettivo che inizia nell'infanzia e finisce in un momento di magica stabilità emotiva.
Maria (04/07/2020) - Voto: 2/5
Quoto la recensione di Giacomo. La storia merita attenzione e l’autore ispira onestà e sensibilità. Ma la letteratura è un’altra cosa. Oserei dire che non basta una storia forte, se non c’è una rielaborazione, uno stile. Ma evidentemente per l’industria libraria ( non uso la parola “letteraria” di proposito) di oggi, basta, avanza e arrivi in finale allo Strega. Più che un libro, sembra la giustapposizione di pagine di un blog scritto senza pensarci troppo. La punteggiatura è usata malissimo, le frasi troppo brevi sono fastidiose. Candidatura inspiegabile.
joe roberts (04/07/2020) - Voto: 4/5
Storia di una fuga da un ambiente violento e da un passato famigliare che avrebbero potuto stritolare il protagonista. La febbre come sintomo di un disagio profondo, dell'impossibilità di trovare il proprio posto nel mondo. Il desiderio primario di nascondersi, per la vergogna di appartenere a un mondo degradato; poi la volontà di mostrarsi a tutti con le proprie ferite e le proprie debolezze: un'uscita dagli inferi mediata dalla cultura. Libro sincero, giocato su due linee temporali che alla fine si incontrano.