Alma

Cammy (08/03/2025) - Voto: 2/5
Testo faticoso e poco scorrevole, a volte molto confusionario, non coinvolgente. Salvo solo una trentina di pagine, da pagina 190 a 220 circa.
luciano (24/02/2025) - Voto: 4/5
Alma, all'età di cinquantatré anni, ritorna a Trieste per una eredità che le ha lasciato il padre e che deve dividere con Vili. E' l'occasione di rivedere i luoghi della sua infanzia e gioventù e per rincontrare Vili, compagno di giochi, amante e fotografo, che aveva perso di vista da molti anni, da quando si era ritirata nella Capitale per fare la giornalista. All'interno di questo romanzo, oltre alla storia di Alma e Vili, c'è la storia della guerra in Jugoslavia e il suo disfacimento negli anni Novanta del Novecento. La guerra con i suoi orrori fotografati da Vili. Alma lo raggiungerà a Belgrado. Orribile il genocidio di Srebrenica. Nel romanzo vive la Triste austroungarica, dove abitavano gli amati nonni di Alma, anche se la figura della nonna è un po' poco chiara. E,poi, c'è anche la Trieste della Città dei Matti, dove viene sperimentato un modello di cura rivoluzionario. Non più lacci né camicie di forza... Bella e raffinata la scrittura.
Lo (23/02/2025) - Voto: 2/5
Pesante, piatto, noioso e di non facile lettura per chi non ha dimestichezza con i posti citati
Giuliano (19/02/2025) - Voto: 1/5
Storia a tratti pasticciata, superficiale, aggiungi una scrittura monotona, a tratti noiosa, sembra scritto solo per attirare l'attenzione. Un'occasione mancata
Patrizia (07/02/2025) - Voto: 5/5
Ho finito da poco di leggere ‘Alma’, l'ho letto d'un fiato e mi sono sentita in sintonia con la storia che l'autrice racconta, mi ha appassionato. Mi sono piaciuti molto l'introduzione dei personaggi, come il padre di Alma e Vili, con la geografia del ‘di qua’ e ‘di là’; la descrizione della borghesia triestina, che difficilmente prova simpatia per quelli ‘di là’; il racconto della Città dei matti di Basaglia attraverso la madre di Alma, amante delle rose e capace di trovare soluzioni originali. Mi sono piaciuti la rappresentazione dei sentimenti di Alma, il suo attaccamento al padre, il suo andare e tornare a Trieste, la sua difficoltà di sentirsi capita fuori dal contesto in cui è vissuta, la sua lunga e intensa relazione con Vili. In precedenza avevo letto alcuni libri che raccontano del Carso, dei Balcani, della Yugoslavia e del dopo Tito. Sono nata a Trieste nel 1950, lì sono vissuta fino al 1978; vivo a Pordenone da più di 45 anni con mio marito pordenonese. Mio padre era originario di Muggia, mia madre di Cerei, un sobborgo collinare di campagna tra Muggia e Capodistria. Quando fu decisa l’Operazione Giardinaggio nel 1954 la casa dei nonni materni finì in Zona B e mia nonna col figlio, la nuora e la nipote furono esuli al campo delle Noghere e, dopo qualche anno, mio zio costruì una casa a Zindis. Mia mamma, con mio papà e me, abitava già a Trieste. Durante la mia infanzia e adolescenza andavo con i miei in Yugoslavia per brevi gite o per rifornirci di carne e benzina, sempre con una certa tensione che si scioglieva al ritorno, passato il confine. Quando scoppiò la guerra tra le repubbliche della Federazione Yugoslava seguii con apprensione, dolore e stupore il disastro che stava succedendo. Anch’io, come Alma, sono sconcertata che si parli della attuale guerra alle porte dell’Europa come se quanto successo agli inizi degli anni ’90 non fosse mai capitato. E' un romanzo appassionante.