I viceré

Alessandro (19/09/2019) - Voto: 5/5
Difficile, oggi , trovare libri scritti così bene! Descrizioni di ambienti e paesaggi praticamente perfetti. Personaggi numerosi, ma tutti ben delineati e riconoscibili, attraverso caratteristiche e debolezze. Una famiglia, quella degli Uzeda, apparentemente fortunata, ricchissima, stimata e ossequiata, ma i cui membri vivono , ciascuno a modo proprio, una vita travagliata , complicata da scelte obbligate e sottoposta a regole, non scritte, ma inderogabili! Il fine ultimo sembra essere l'infelicità. Mentre si fa l'Italia, la ribellione e i moti patriottici,, di qualche personaggio del romanzo, non convincono molto! E infatti molto presto gli interessi materiali prevarranno su tutto! Ne consiglio la lettura a chi ama questo genere letterario, per l'accuratezza con cui si descrive un "mondo " passato e complesso come quello della Sicilia dell'Ottocento.
angelo (11/03/2019) - Voto: 4/5
Ingredienti: una nobile famiglia catanese dell’ottocento, tre generazioni che attraversano 28 anni di storia siciliana (1854-1882), i grandi eventi del tempo come sfondo generale (regno borbonico, sbarco dei Mille, unità d’Italia), una trama fitta di matrimoni, nascite, morti, liti, alleanze, interessi privati e affari pubblici. Consigliato: a chi vuol conoscere un Gattopardo ante-litteram, a chi si mantiene sempre in sella tra conservatori aristocratici e radicali progressisti.
Alessia (09/03/2019) - Voto: 5/5
Non sono riuscito a trovare un personaggio simpatico! Non riuscivo a farmene piacere nessuno. De Roberto ha infarcito di difetti e miserie umane ogni componente (diretto o acquisito) della famiglia Uzeda. La nobiltà borbonica, che magicamente diventa nobiltà sabauda e che si tramuta (come dei veri e proprio mutanti) in liberisti – repubblicani è lo specchio fedele, e non deformante, della società italiana degli ultimi centocinquanta anni. L’affresco della società catanese di fine ‘800, così come dipinto da De Roberto, potrebbe benissimo essere la saga di tante famiglie, più o meno importanti, del bel paese. E proprio come si chiude il romanzo, con l’ultima frase, messa ad epitaffio della storia degli Uzeda (ma che è sicuramente la nostra storia, quella che si è succeduta da prima dell’Unità d’Italia sino all'attuale seconda Repubblica), che fa paura e fa riflettere: “…la nostra razza non è degenerata: è sempre la stessa”. Ecco, come sintetizza De Roberto, siamo costretti a ripetere quello che siamo (e le basi di partenza non erano eccezionali) in maniera diabolica. Non riusciamo a mutare, in meglio, s’intende.
Romi (19/09/2018) - Voto: 5/5
Bellissimo libro! È la storia di una famiglia piena di ipocrisia, invidia, avidità e conflitti, nell'Italia post unità. Ogni personaggio rimane impresso per la propria meschinità. Le prime pagine sono un po' ostiche per i nomi dei tanti personaggi. Ma ne vale la pena
P.G. (23/08/2011) - Voto: 5/5
Inizio subito con il dire che "I Viceré" è un capolavoro, inspiegabilmente sottovalutato, per non dire colpevolmente dimenticato. Le ragioni di questa incomprensibile ingiustizia "letteraria", credo siano diverse; ma è arduo illustrarle in questo spazio, anche perché bisognerebbe aprire una lunga parentesi sul periodo della sua stesura e calarsi in una realtà storica complessa, condizionata pesantemente dalla "questione romana" tra Stato e Chiesa. Mi limito dunque a consigliare a chiunque ami la letteratura di sostanza, e non di copertina, a leggere l'opera di De Roberto, gustandone ogni passaggio, in particolare soffermandosi sui dialoghi, così da vivere un'esperienza coinvolgente, appassionante e per certi versi "educativa". Concludo con un periodo del libro, a mio modesto avviso illuminante: "Si sgolava come un ciarlatano per vendere la sua pomata". Visto e considerato che, come recita l'autore, "la nostra razza non è degenerata, ma è sempre la stessa", siamo sicuri che Consalvo Uzeda non sia ancora in mezzo a noi?!