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L' età fragile
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Alemab
(01/01/2025) -
Voto: 3/5
Me lo aspettavo un libro più emotivo, che mi coinvolgesse maggiormente, invece ha toccato tante tematiche importanti e interessanti, ma sfiorandole. La scrittrice ha voluto, a mio avviso, scuotere con delle vibrazioni i pensieri dei lettori e lasciare a loro una successiva riflessione. La storia colpisce molto e lascia più messaggi da analizzare in base alla sensibilità di ognuno.
ANDRICCI
(22/12/2024) -
Voto: 5/5
La protagonista della storia è una madre che segue con apprensione ed impotenza il disagio della figlia ventenne che, rientrata da Milano nel paesello abruzzese in occasione del lockdown, si isola in camera in una sorta di apatia, non segue più gli studi, nemmeno con le lezioni a distanza, e quasi non comunica più con il mondo esterno. Questo momento difficile della figlia, di cui la mamma non conosce le ragioni, porta la protagonista a rivivere il dramma che l'aveva segnata più o meno alla stessa età della figlia, quando, nei boschi ai piedi del vicino Gran Sasso, si consuma un efferato fatto di sangue, a cui lei è scampata quasi per caso, ma nel quale restano coinvolte due ragazze di Modena e la sua migliore amica. Adesso, a distanza di 30 anni, la preoccupazione per la crisi esistenziale della figlia, le difficoltà del rapporto con il padre e con il marito, la porta a riflettere sulla fragilità dei ragazzi che si affacciano all'età adulta e sulla difficoltà dei genitori di stare vicini ed aiutare i figli in questi momenti difficili. La chiusura con il concerto sui prati dell’infanzia della protagonista, a cui partecipano anche i fantasmi del suo passato, è un momento liberatorio che fa venire i brividi; molto commovente. La scrittrice ha una grande capacità comunicativa: le parole sembrano provenire dall'anima dei protagonisti. Si sente il pensiero dominante della madre, ma in seguito si entra anche nei pensieri della figlia. Una scrittura intima, delicata e spietata. Come lo è la vita.
Margy
(13/12/2024) -
Voto: 3/5
Libro ben scritto, rapporti genitori figli che fanno riflettere, stile scorrevole ed asciutto.... ma sono d' accordo con chi afferma che non è comunque all altezza del premio vinto. Ho letto altri libri della Di Pietrantonio, sicuramente il meglio riuscito e' l Arminuta.
Bruno Izzo
(05/12/2024) -
Voto: 3/5
Vincitore del prestigioso Premio Strega 2024, si tratta in effetti di una lettura piacevole. Una discreta prova di una autrice che ha già avuto modo in precedenza, con i suoi lavori, di farsi apprezzare da molti, sia in termini di critica che di vendite. Un testo scritto con uno stile tutto suo, inconfondibile, leggibile in breve, mai i suoi libri contano troppe pagine. Una scrittura essenziale, un linguaggio asciutto, preciso. Donatella Di Pietrantonio va subito al dunque, magari anche in modo spiccio, forse eccessivamente sintetico, qualcuno direbbe una prosa scabra, però efficace, e anche efficiente per il suo voler dire. Il vero protagonista di questo romanzo, è la terra natale della scrittrice, l’Abruzzo, il personaggio principe e ambivalente, il solo che ha una grande età ma non è per niente fragile, reso a perfezione, e con orgoglio, nei suoi due aspetti precipui: la durezza e la magnificenza. Questa la location, poi il romanzo è una storia di famiglia, un rapporto madre figlia. Per ambedue è storia di dolori, di cadute, di traumi, ma così è la vita, né più né meno, è quanto succede a tutti, a tanti, a molti, quello che differenzia gli uni dagli altri è il modo come reagisci al dolore, ti rialzi dalla caduta, ricomponi i traumi. Quello che non ti uccide, non è detto che necessariamente ti rafforzi: ma certamente ti insegna che, se vuoi vivere, sarai pure fragile per età o per altro, ma devi darti una mossa, in qualche modo, devi raccogliere almeno i cocci più grandi, e ricostruire un manufatto più o meno funzionante, almeno alla meno peggio. Perché è così che si fa, siamo tutti fragili, e forti a un tempo, se solo lo vogliamo. Altrimenti, non evolvi, resti fragile, a prescindere dall’ età.
Luciano
(20/11/2024) -
Voto: 3/5
Questo romanzo ha molti pregi. È costruito bene. È scritto con calma, precisione, chiarezza. Celebra il valore degli entroterra e finisce con la descrizione di un’operazione ecologica simile ad una che vorrei fare anch’io. Ma i quattro personaggi principali ... Amanda: ‘Milano mi ha restituito una figlia spenta’ (p. 45). Lucia: ‘ho esaurito il coraggio, i sogni [...] Certe mattine rinuncerei ad alzarmi, anch’io come Amanda’ (p. 50). La Sceriffa: ‘Sono stanca, non mi va di fare più niente’ (p. 53). Doralice: ‘non credo che Doralice si ripiglia più’ (p. 130)
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