Dove non mi hai portata. Mia madre, un caso di cronaca

Claus (06/09/2023) - Voto: 5/5
Maria Grazia Calandrone è poetessa, scrittrice, drammaturga e molto altro. Con "Dove non mi hai portata" edito da einaudieditore, ci porta nella sua personale e dolorosa vicenda, scavando a ritroso in quella che fu la vita di sua madre, Lucia Galante, morta suicida nel Tevere nel giugno 1965 insieme al suo compagno. Sono stati indotti a questo gesto dalla pressione subita per essere ricercati per adulterio e aver lasciato le dimore coniugali. Lucia fugge da un uomo con cui la sua famiglia l'ha fatta sposare solo per interessi connessi ai terreni, e trova in Giuseppe, molto più grande di lei, qualcuno che la salva. Entrambi si sono fatti inghiottire dalle acque dopo aver lasciato la figlia Maria Grazia, di otto mesi, nei pressi di Villa Borghese. Il giorno dopo, arriverà al giornale "L'unità" un biglietto in cui Lucia dice di aver lasciato sua figlia alla compassione di tutti, perché il suo amico non aveva mezzi per sostenerla e il vero padre, suo marito, non la riconosce. Maria Grazia verrà così adottata da un dirigente del pci, Giacomo Calandrone e sua moglie. ***** Dopo tutti questi anni dal tragico evento, Maria Grazia ricostruisce, anche con l'aiuto di sua figlia, la vicenda di sua madre, cercando, e riuscendo, a dar voce proprio alla giovane Lucia che voleva, sopra ogni cosa, proteggere la sua bambina. È un libro profondo e intimo, anche se l'autrice segue passo passo tutto quello che è poi diventato un caso di cronaca.
Mauro (20/08/2023) - Voto: 2/5
Ho trovato il romanzo, o dovrei dire una cronaca, una noia. Capisco l'esigenza della scrittrice di voler cercare la verità sulla storia di sua madre che l'ha abbandonata a Roma prima di suicidarsi, ma se devo dire la mia, la storia non è interessante. Ma è un romanzo? Ho saltato tanti passaggi tediosi e privi di interesse, descrizioni inutili di paesaggi e paesi montani sconosciuti. Non mi è piaciuto.
Ombretta (19/08/2023) - Voto: 2/5
Ho letto questo romanzo perché ero curiosa di conoscere la storia di questa bambina abbandonata. Mi aspettavo qualcosa di diverso. Meno poesia e più fatti e alla fine, la lettura non mi ha soddisfatta. Capisco le difficoltà dell'autrice nel reperire informazioni sulla sua famiglia d'origine, ma come lettrice mi sono mancati tanti pezzi del puzzle che forse lei ha voluto tenere per sè, forse.
Mony (18/08/2023) - Voto: 3/5
Il libro ricostruisce le vicende che hanno portato la scrittrice ad essere abbandonata a Roma, in tenera età, dai genitori che, poco dopo, si sono tolti la vita. Una storia appassionante, che avrei preferito fosse riportata sotto forma di romanzo. C'è molta poesia, ci sono ricostruzioni giornalistiche, lo stile è molto ricercato, ma a malincuore devo dire che non mi ha coinvolta.
Sara (17/08/2023) - Voto: 3/5
Ho conosciuto questa storia grazie al clamore di questo libro, non avevo idea di questo terribile fatto di cronaca avvenuto nell’estate romana di tanti anni fa. La prima parte del libro l’ho trovata intensa, dolce amara, ho provato tanta pena e allo stesso tempo tenta stima per questa ragazza che di colpa aveva solo di essere nata nella famiglia sbagliata. La seconda parte pero’ quella più analitica, quella dov’è l’autrice vuole scandagliare gli ultimi momenti d’esistenza delle vittime, l’ho trovata pesante e il tipo di scrittura non ha aiutato nella lettura. Trovo che gli aspiranti premi strega vengano “ premiati” per stili di scrittura inusuali, penso a Febbre, il colibrì e ora questo. A me personalmente da lettrice piace poco, ma e’ mio parere. Detto ciò l’ultima parte l’ho trovata ripetitiva e soffocante, ho fatto fatica a terminare.